sabato 1 maggio 2010

Crisi greca: non solo economia


I telegiornali ci hanno insegnato che in Grecia è scoppiata una crisi economica che sta facendo tremare l'intera Unione Europea. Il governo ha preso provvedimenti drastici di tipo economico, chiedendo ai cittadini uno sforzo che ha avuto come risposta ondate di scioperi che hanno paralizzato un Paese già in ginocchio. Tuttavia la Grecia, intesa nel complesso (governo e cittadini), non è vittima se non di sè stessa per non aver avuto lungimiranza durante l'espletamento delle proprie azioni. E' necessario dare un'occhiata al perché sociale e storico la crisi si è manifestata nella sua pienezza.
Nella struttura sociale greca, sin dall'impero bizantino, esiste la figura del meson, che significa "tramite". Il meson nasce da problemi dell'epoca, ovvero l'eccessivo centralismo politico e un enorme apparato burocratico che impedivano la comunicazione tra cittadini ed il centro, i problemi dei primi quindi spingevano i greci ad apprezzare sempre più la figura del tramite. Il meson solitamente era la figura più autorevole di una comunità, veniva delegato per recarsi nella capitale e farsi ascoltare da personaggi autorevoli, i quali avrebbero comunicato con i consiglieri dell'Imperatore. Il sistema del meson creava una comunicazione gerarchica ed è sopravvissuta fino i giorni nostri, salvando sè stesso dalla "rivoluzione" politica. Dal punto di vista politico, le elezioni in Grecia prevedono un sistema che vede ogni provincia eleggere un numero di rappresentanti che formeranno il Parlamento di Atene (Vulì). I rappresentanti hanno un forte radicamento sul territorio, la comunicazione con gli elettori è diretta e a loro rispondono. Questa sarebbe una nobile forma di democrazia se il sistema non fosse caratterizzato da una forte corruzione. I greci, prima di recarsi ale urne elettoriali, compiono un calcolo dei benefici che un rappresentante può loro portare. I politici infatti negoziano il voto con favori quali un posto pubblico ben retribuito, tali promesse trovano sistematicamente attuazione e vengono creati dal partito vincente posti di lavoro totalmente inutili e nel contempo vengono licenziati lavoratori assunti dal precedente governo. La corruzione si è dilagata non solo a livello centrale, ma a qualsiasi livello della società, i diritti (come quello all'ugualianza almeno formale) vengono paradossalmente comprati.
A questo punto sorge spontanea una domanda: se è vero che la Grecia era un Paese povero, come è possibile che vi sia una tale circolazione di denaro? La cesura è segnata dall'anno 1981, ovvero l'entrata in Europa della Grecia. Lo Stato ha beneficiato di abbondanti sovvenzioni, che non sono stati investiti, ma redistribuiti dall'alto verso il basso, in modo tale che tutti i cittadini ne beneficiassero. In poco tempo vi è stata una rivoluzione dello stile di vita: senza che vi fosse ricchezza effettiva, si scelse di spendere più di quanto si potesse, facendo il passo più lungo della gamba. In particolare, il denaro veniva speso in divertimenti. Nessuno lavorava più i campi, questo compito era delegato a stranieri e rom. Ed ora si è giunti allo scoppio della crisi economica e i greci non volgliono perdere quello che era stato dato loro. Uno status sociale fittizio.