sabato 24 aprile 2010

La Lega comanda: eccome!


Tempo fa il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi rassicurava i suoi elettori più moderati ovvero acculturati che la Lega non era nient'altro che un alleato fedele e lui, nella veste di leader, aveva la situazione sotto controllo. Ma davvero è così? Le elezioni amministrative 2010 hanno dimostrato ampiamente che il PdL si è ridotto a non poter fare a meno della Lega Nord, la quale ha un potere di ricatto verso il Presidente del Consiglio. Come si poteva facilmente intuire, il Carroccio è stato un seguace fedele fino a quando ha avuto bisogno di Berlusconi e della pubblicità di cui poteva beneficiare grazie alle sue televisioni, i suoi giornali ed il suo potere mediatico. Ora che la situazione è decisamente cambiata ed il "cane" si è morso la coda, i seguaci di Bossi credono di essere in grado di camminare sulle proprie gambe e di essere tanto radicati sul territorio settentrionale da poter fare a meno di quello che è stato il loro capo.
Le pretese xenofobe della Lega nord sono varie e, nonostante in un altro qualsiasi paese europeo sarebbero raccontate a 'mo di barzelletta, qui ce ne dobbiamo occupare seriamente.
In primo luogo la caccia alle streghe contro gli immigrati, visti come la causa di ogni male italiano. L'evidenza dimostra che non è così, che l'insicurezza in qualsiasi società è un dato di fatto perché aumenta la libertà e che il crimine stesso è normale. Non è con spiegazioni che vanno oltre lo stesso Lombroso (noto studioso italiano che aveva ipotizzato tipologie di delinquenti, ovvero propensione a delinquere, in base a caratteristiche fisiche dettagliate) che si può descrivere o peggio dare soluzioni al problema della criminalità. Sono le condizioni sociali che favoriscono atti criminali. E attualmente la congiuntura economica non è di certo positiva. Dare la colpa della situazione agli stranieri non fa altro che oscurare responsabilità che sono attribuibili alla nostra classe politica, occupata a risolvere problemi personalissimi e non a dare risposte concrete.
In secondo luogo vorrei evidenziare la spinta verso la divisione linguistica tra le Regioni italiane attraverso i dialetti locali ed una mortificazione dell'italiano. A mio avviso questa proposta, che non dà alcun beneficio concreto al Paese, è solo un passo per raggiungere la secessione.
Le apparenze si sono parzialmente spezzate.

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